Breaking Bad: uno “spartiacque” nel mondo delle serie tv
Nelle conversazioni tra chi ama le serie televisive, vi sono alcune domande ricorrenti. Una di queste riguarda l’aver visto o meno Breaking Bad, serie andata in onda per cinque stagioni sulla rete via cavo AMC e capace di diventare un vero e proprio fenomeno di culto, tanto che tra gli appassionati si suole parlare assai spesso di un periodo “pre” e “post” Breaking Bad: è infatti opinione unanime di chi l’ha vista e anche di una gran parte della critica, che dopo questa serie niente è più stato come prima e mai più lo sarà nel mondo delle serie tv.
E forse c’è un fondo di verità, se a tre anni dalla sua fine vi sono persone che hanno deciso di cominciarne la visione per capire se è vero che “questa serie ti fa percepire tutto quello che hai visto e vedrai come qualcosa di qualitativamente inferiore”.
La serie, nata dalla mente di Vince Gilligan, è stata capace di ritagliarsi il ruolo di vero e proprio spartiacque nel mondo delle serie televisive e di entrare prepotentemente tra quei fenomeni capaci di incidere anche sulla cultura di massa.
Ma quali sono i motivi di questo successo, che travalica i confini di quello puramente commerciale? Volendo sintetizzare, il principale è stata la capacità di portare sullo schermo un qualcosa di autorialmente molto forte, che però riuscisse a convivere con la necessità di fare un prodotto che fosse accessibile e interessante per chiunque.
Cosa si racconta in Breaking Bad?
A pensarci bene, Breaking Bad non racconta niente di nuovo per quel che riguarda non solo il “piccolo”, ma anche il “grande schermo”. La storia è fondamentalmente quella di una scalata nel mondo del crimine. Un racconto con al centro un tema simile lo si è visto già in passato per quel che riguarda le serie televisive: basti pensare a “I Soprano”, tanto per citarne una che ha fatto sicuramente epoca. Tuttavia a fare la differenza tra una serie di ottima qualità ed una serie che entra nell’immaginario collettivo è come si racconta una storia al centro della quale vi è una tematica abusata. Breaking Bad racconta la storia di un uomo che potrebbe essere chiunque.
Bryan Cranston, che con questa serie ha fatto incetta di premi, ha infatti prestato il proprio talento al personaggio di Walter White, un cinquantenne disilluso, che convive con la consapevolezza di aver sprecato il proprio talento, che fa l’insegnante in un liceo e ha ben presente il fatto di essere visto da tutti come un debole. La sua vita cambia radicalmente quando appena arrivato ai 50 anni si ritrova a dover fare i conti con un tumore. Per riuscire a sopravvivere dovrebbe arrivare a guadagnare una cifra che non riuscirebbe a mettere da parte nemmeno in tutta una vita. Quando sembra in un vicolo cieco arriva l’incontro con un suo ex alunno, che dopo la scuola non ha intrapreso una normale strada lavorativa, finendo a fare lo spacciatore, senza però troppo successo. Il suo nome è Jesse Pinkman e il suo volto è quello dell’altrettanto bravo Aaron Paul.
Breaking Bad parte da qui, dall’incontro tra un uomo di mezza età la cui vita mediocre sta andando a rotoli e un ragazzo che fa lo spacciatore, ma che ha dentro una sensibilità assai spiccata, che lo porterà nel corso delle serie a soffrire moltissimo. Cosa decidono di fare i due? Creare una nuova metanfetamina grazie alle capacità di Walter e immetterla sul mercato.
Ma se tutto inizia avendo come obiettivo, almeno per Walter, quello di racimolare il denaro necessario per cercare di curarsi e garantire un futuro alla propria famiglia, ben presto arriva un cambiamento di prospettiva. Walter comincia ben presto a farsi sopraffare dalla sua doppia vita: il ruolo di criminale lo porta a concepire tutto quello che sta vivendo come un modo per prendersi una rivincita contro tutti quelli che lo considerano un fallito. Alla fine diventa schiavo della sua stessa grande intelligenza e finisce per diventare vittima di un vero e proprio delirio di onnipotenza.
Walter White e Heisenberg sono davvero la stessa persona?
Tutto il percorso narrativo della serie si caratterizza quindi come una maturazione “al contrario” del personaggio interpretato da Cranston. Ciò che colpisce è come lo spettatore, pur rendendosi conto che quella a cui assiste è la graduale uscita dal cono d’ombra del lato oscuro di Walter, quel lato oscuro che alberga in qualsiasi persona, non riesca però a smettere di “tifare” per lui.
Breaking Bad è la storia di come una persona normale, mediocre per scelta, non avendo avuto la forza di utilizzare il proprio talento quando era il momento, trovi la propria dimensione e consacrazione diventando una persona malvagia e senza scrupoli, per poi ritrovare qualcosa di parente alla morale quando ormai tutto è irrimediabilmente perduto.
Ma Walter White/Heisenberg (il nome che si sceglie per la sua carriera criminale) non è il protagonista indiscusso della serie. Grande risalto viene dato anche al personaggio di Jesse. La sua è un’evoluzione che si intreccia con quella di Walter, ma che allo stesso tempo viaggia su un binario opposto: più le vicende in cui è coinvolto si fanno drammatiche, più è costretto a vivere l’orrore, più cerca di venirne fuori. Il rapporto tra i due protagonisti è uno dei punti di forza della serie.
Un prodotto corale
Ma Breaking Bad deve il suo enorme successo a tutto il parco di attori che vi ha preso parte e alla cura maniacale di ogni dettaglio visivo. La fotografia, i costumi, l’alternarsi della sceneggiatura tra momenti di grande lentezza (c’è una puntata dove la vicenda ruota tutta intorno ad una mosca) e momenti frenetici, ogni minimo particolare rende questa serie qualcosa di più vicino al cinema d’autore che al prodotto per il piccolo schermo.